Gabriel Garko: «Ho tolto alcune delle mie maschere. Il coming out? Ora sono sereno»

di Chiara Maffioletti

L’attore, tra i favoriti di «Ballando con le Stelle», si racconta: «Le persone mi cercano sempre ma una volta mi lanciarono un bambino. L’esposizione va saputa dosare»

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L’altro giorno, ad aspettarlo fuori dal cancello di casa c’era Marilyn Monroe. Cose che capitano se ti chiami Gabriel Garko. «Devo ammettere che succede spesso di trovare qualcuno fuori da casa mia. Qualche sera fa stavo rientrando e ho visto questa donna biondissima, con abiti vistosi, proprio all’ingresso. Così ho tirato dritto e ho chiamato la polizia ma lei agli agenti ha detto questo, che era Marilyn Monroe». La storia dell’attore non è tra le più comuni, così come non lo è mai stata la sua bellezza, capace di renderlo non solo popolarissimo ma venerato, con gente disposta a tutto pur di riuscire a toccarlo anche solo un istante. «Ho vissuto la coda del divismo, che con i social è un po’ morto. Confesso che le persone mi cercano sempre molto, ma certe serate, certi eventi non esistono più. Una volta, in una di quelle occasioni, mi hanno anche lanciato un bambino. Per fortuna la persona della sicurezza vicino a me lo ha preso al volo».

È uno dei concorrenti di «Ballando con le Stelle», dove ha dimostrato di essere bravissimo in pista, anche infortunato.
«Erano 17 anni che Milly (Carlucci, ndr.) me lo chiedeva, ora è arrivato il momento giusto, anche per una questione di tempi: prima ero sempre sul set. Mi criticano dicendomi che avevo già studiato danza, ma non è così. Ho solo girato un film, Valentino, in cui danzavo, ma questo non fa di me un ballerino, anche perché nella mia carriera ho sparato a chiunque e questo non fa di me un assassino. Il dato è che quando fai male qualcosa sono tutti pronti ad attaccarti, ma anche quando la fai bene, pare».

Se è anche una questione di impegni, che effetto le fa, dopo tanti anni, aver trovato il tempo per fare questo show?
«Ho festeggiato 30 anni di carriera e penso che in ognuna ci sia un’ascesa e poi, dopo un po’, un declino. Prima che arrivi quel momento devi riuscire a mantenere la quota, e quella è la parte difficile. Per me vale la regola della Nutella: se la mangi una volta a settimana ti piacerà per tutta la vita, se finisci un barattolo in un colpo non la vuoi più vedere. L’esposizione va saputa dosare e io sono stato molto esposto. Così, per un po’, ho deciso di prendermi del tempo e mi sono levato dai riflettori. Adesso mi volevo mettere alla prova, dando qualcosa di me e non stando dietro un personaggio».

Quando ha sentito di essere troppo esposto?
«Dopo Sanremo, nel 2016. Più popolare di così non potevo essere. Ricordo di aver ricevuto la chiamata da Carlo Conti mentre ero in autostrada e pensavo a uno scherzo. Gli ho chiesto quanto tempo avessi per pensarci e mi rispose: cinque minuti. In quella occasione ho cercato di non pensare a quello che la gente si aspettava da me, di non farmi bloccare dall’idea di dire qualcosa pensando che fosse quello che gli altri volevano sentire e ho iniziato ad essere me stesso. Se sbaglio, ho pensato, almeno sarà per qualcosa in cui credo. Il patto con chi mi stava vicino in quei giorni era di non leggermi nessun commento, nessuna critica».

Fu un successo.
«Prima ero molto preoccupato dal dover dimostrare qualcosa. Col tempo ho imparato ad abbandonare questo pensiero. Sono timido ma penso che tutti, sempre, indossino qualche maschera, in ogni lavoro e anche inconsapevolmente. Negli anni però ho scelto di abbandonarne qualcuna».

Una scelta molto forte, in questo senso, fu la sua decisione di fare coming out in tv, durante il «Grande Fratello».
«A un certo punto mi sono staccato da tutto: avevo bisogno di fare chiarezza con tutto e con tutti e quindi ho preferito così. Anche in quel caso, non lo avrei fatto prima e nemmeno dopo».

Davvero non avrebbe anticipato?
«No, era il momento giusto. Da lì ho fatto un cambio di passo in generale: magari avessi avuto a vent’anni la testa di oggi. Certe cose avvengono con la maturità, è normale».

Quindi è felice di aver preso quella decisione? Nessun pentimento?
«Si, sono felice, molto felice di tutto. Anzi, ancora meglio, sono sereno e soddisfatto, specie delle persone che mi circondano oggi».

Sente di essere stato compreso nei suoi talenti, in generale?
«Assolutamente no, ma non ho la presunzione di dover essere capito. Sto notando che sempre più persone oggi mi dicono: ah, però sei anche un bravo attore... Ho avuto la fortuna di vivere quella fase molto formativa della gavetta, che ti insegna da dove vieni e non te lo fa dimenticare. Ma se oggi dovessi dare dei consigli a delle persone che vogliono intraprendere questa carriera, non saprei cosa dire: è un altro mondo».

Il fatto di aver fatto tante fiction l’ha un po’ allontanata da un certo cinema?
«Non rinnego nulla e non mi va di fare la parte di chi si lamenta, nemmeno della bellezza: mi è servita e l’ho sfruttata. Certo, rischi di finire in uno stereotipo da cui non è facile uscire. Io venivo giudicato come prima cosa per quello quindi dovevo dimostrare sempre un po’ di più, ma poi qualcuno si è accorto che qualcosa di buono potevo fare».

Ha recitato per Ozpetek, per Zeffirelli... e poi?
«E poi hanno mollato la presa — ride —. Dopo Le fate ignoranti probabilmente mi aspettava un percorso con dei film diversi, questo non è successo per tantissimi fattori ma il principale è che ero sempre impegnato nelle fiction. E non ti accorgi neanche del tempo che passa, nel mentre».

Quando ha capito di essere bello?
«Nel tempo. A casa mia non è mai stato un tema, i miei genitori non me lo hanno mai detto. E anche dopo il successo, per loro restavo quello di prima. A volte ci rimanevo anche male, perché magari nemmeno avevano visto un mio film, una mia serie. Ma poi ho capito che consideravano il mio come un lavoro, che peraltro a me piaceva ma a loro no. Più che altro erano orgogliosi che avessi realizzato un mio sogno. Ricordo una volta in cui ero con loro e si era creata la folla attorno a noi, tanto da dover scappare dal retro di un negozio. Mio padre mi disse: “Mah, io proprio non capisco cosa ci trovi la gente in te... sarà che ti vedo da quando sei piccolo...”».

Dopo «Ballando» ci sono nuovi progetti?
«Due molto grossi, poi un terzo a teatro. Inoltre tra qualche mese uscirà il mio nuovo libro, un romanzo dopo la mia autobiografia, che mi piacerebbe diventasse anche un film. Amo il mio lavoro e mi piacciono le sfide, più sono grandi e più le preferisco».

Dopo averla vista ballare, si dice che potrebbe fare un musical...
«Mi piacerebbe perché dovrei mettermi alla prova. Dopo che da bambino sognavo di volare sugli aerei militari ora sto prendendo il brevetto di pilota, per dire. Sono un perfezionista, infatti tra i complimenti che preferisco ci sono quelli di chi mi dice che sono un grande lavoratore».

Le piacerebbe diventare papà?
«L’ho pensato tante volte e d’istinto direi di sì, ma la società di oggi non mi piace proprio, quindi no, al momento l’idea mi fa un po’ paura».

1 novembre 2022 (modifica il 1 novembre 2022 | 11:51)